Quando abbiamo a che fare con una criptovaluta, sappiamo che quest’ultima, nel tempo, affronterà diversi eventi significativi. Eventi che hanno un notevole impatto sull’evoluzione della moneta e sulla blockchain alla quale si appoggia, favorendone lo sviluppo o, semplicemente, prevenendo alcuni rischi.
Ethereum ne è un esempio eclatante: la criptovaluta, infatti, sfrutta il sistema dell’hardfork per implementare costantemente la propria blockchain e introdurre nuovi aggiornamenti. Ma come funziona un hardfork? E quali sono le novità su Ethereum nel 2021 che richiederanno l’intervento di questo strumento?
Un ulteriore punto che andremo a chiarire riguarda la differenza tra le hardfork e le softfork, spiegandovi perché Ethereum non è mai stata soggetta a una softfork. Questi concetti ci aiuteranno a capire meglio come Ethereum si aggiorna nel tempo, permettendoci di valutare al meglio il potenziale evolutivo e l’impatto di ciascun aggiornamento. Scopri di più su tutto questo nella presente guida offerta da Ethereum News.
Come ci suggerisce il termine, l’hardfork è una biforcazione “dura”. Questo significa che, attraverso l’hard fork di Ethereum e, in generale, l’hard fork delle criptovalute, viene creato un nuovo protocollo ad un certo livello della blockchain e, trattandosi di una biforcazione dura, di fatto permette ai due sistemi di coesistere.
In altre parole, un hard fork impone un cambio di protocollo alla blockchain, introducendo migliorie e aggiornamenti, senza andare a eliminare il vecchio protocollo, che resta libero di continuare ad esistere. In questo modo, i miners possono liberamente scegliere quale protocollo continuare a sviluppare.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, un hard fork non porta ad un’eccessiva diversificazione del sistema e non minaccia affatto di disperdere la potenza della blockchain in un’infinità di protocolli paralleli.
Difatti, il mantenimento del vecchio protocollo, specie in seno alla rete Ethereum, viene solitamente effettuato per permettere la convertibilità degli Ether dal vecchio al nuovo protocollo.
Ovviamente vi sono delle eccezioni, spesso giustificate da eventi improvvisi e imprevisti, ti spiegheremo tutto ciò quando andremo ad analizzare le varie hard fork subite dalla blockchain Ethereum.
La cosa importante da tenere a mente è che l’hard fork è lo strumento attraverso il quale Ethereum riesce a garantire un costante miglioramento dell’elaborazione degli smart contracts, oltre a una maggiore efficienza.
Per questo motivo non è affatto raro assistere a rialzi repentini in occasione dell’applicazione di un hard fork, sono dunque eventi che interessano moltissimo tutti coloro che intendono comprare Ethereum.
Guardando i termini utilizzati potrebbe risultare controintuitivo, ma, di fatto, la soluzione più radicale per una blockchain non è costituita dalla hardfork, bensì dalla sua controparte “morbida”, la softfork.
Mentre l’hardfork attua una biforcazione rigida dei protocolli della blockchain ad una determinata altezza, la softfork sostituisce al vecchio protocollo il nuovo e impedisce alla blockchain di poter funzionare anche con il protocollo vecchio.
Invece di una diversificazione, viene applicata una sostituzione. Un cambiamento radicale come questo non si è mai verificato su Ethereum proprio in quanto le caratteristiche di Ethereum forniscono alla criptovaluta un ottimo stato di salute e ottimi parametri di stabilità. Il mantenimento di uno stato di aggiornamenti continui e funzionali hanno prevenuto qualsiasi necessità di ricorrere ad una misura estrema come la softfork.
Anche nel caso di un cambio di protocollo particolarmente massiccio e invasivo come nel caso del Serenity, aka Ethereum 2.0, Vitalik Buterin ha annunciato la scelta di una soluzione più flessibile.
Il protocollo Ethereum e quello Ethereum 2.0 continueranno a coesistere e la transazione avverrà a fasi, in modo da non spaventare gli investitori e da non provocare una crisi interna al mondo delle mining pools di Ethereum.
Se fosse stata applicata una softfork, l’intero sistema di mining della blockchain sarebbe letteralmente cambiato dall’oggi al domani, provocando una forte instabilità all’interno della rete Ethereum.
Attuando, invece, un sistema di hardfork progressive si è potuto optare per una transizione graduale e, di conseguenza, favorire la trasformazione delle mining pool in staking pool, sostituendo ai miners la figura dei validators.
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Come avevamo anticipato, non tutti gli hardfork di Ethereum sono stati aggiornamenti programmati e sviluppati con un certo anticipo. La criptovaluta, infatti, nel 2016 si trovò a fronteggiare una manipolazione del sistema che provocò un furto di Ether per un valore di circa 50 milioni di dollari.
Questo evento, soprannominato DAO, ha portato all’unica veramente significativa scissione interna alla rete Ethereum: l’hardfork che ne conseguì, infatti, distinse nettamente due criptovalute:
All’evento DAO si sono susseguiti attualmente 8 hardfork che hanno avuto lo scopo di mantenere il sistema il più efficiente e aggiornato possibile:
Come si è detto, monitorare gli hardfork di Ethereum aiuta non solo a comprendere il comportamento delle quotazioni dell’ETH, ma anche, e soprattutto, a capire il potenziale e la stabilità della criptovaluta negli anni.
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